Ormai tutti sappiamo che i Savoia non erano una famiglia che amava passare inosservata!
Eppure tutte le sfarzosità e i vezzi architettonici che si sono concessi e che nell’arco del tempo ci hanno tramandato, non finiscono mai di stupirci.
Questa volta vi voglio raccontare di uno dei tanti mezzi che i Savoia usavano per mostrarsi grandi e potenti dinnanzi al mondo: il bucintoro di corte.
Iniziamo subito a chiarire cosa sia un bucintoro: si tratta di un’imbarcazione, una barca lunga e bassa, sontuosa e raffinata, una barca di lusso e rappresentanza frutto dell’ingegno e dell’estetica di mastri veneziani.
Veneziani?!?
Ebbene sì: il bucintoro è la barca da parata dei Dogi di Venezia.
Il bucintoro dogale era lungo 44 metri e contava cento remi.
Vittorio Amedeo II, nel 1729, commissionò ai mastri veneziani un piccolo
bucintoro quale“Reggia sull’acqua”.*
Raffigurato nelle opere del Canaletto, il bucintoro del Doge di Venezia divenne famoso fra le corti,
spingendo i potenti a chiederne versioni ridotte per le navigazioni
fluviali. Quindi possiamo dire che la richiesta del Re Vittorio Amedeo II non era poi
così strana: nelle varie corti d’Europa avere un’imbarcazione di rappresentanza
era un lusso abbastanza di moda, ed infatti
anche i Gonzaga, gli Estensi e Francesco I Re di Francia ne possedevano
una.
Come le altre barche di rappresentanza acquisite dalle varie corti europee, anche l’imbarcazione dei Savoia non è propriamente definibile un bucintoro, per le caratteristiche tecniche che possiede; infatti è molto più piccola della barca dogale originale: è lunga solo 16 metri, rispetto ai 44 dell’imbarcazione del Doge.
Tuttavia il termine “bucintoro” veniva comunque usato nelle corti per
caratterizzare l’uso di rappresentanza di questo tipo di imbarcazione, e
quindi è rimasto nel tempo.
Comunque se non vogliamo incappare in
questioni di definizione, possiamo chiamare la barca dei Savoia
con il nomignolo che le è stato dato: La Barca Sublime.
In effetti è un nome che le si addice!
Tecnicamente il bucintoro dei Savoia nacque dallo scafo di una peota, imbarcazione da pesca e piccolo cabotaggio,
poi modificato nel resto delle sue parti, abbellito e decorato per
renderlo una imbarcazione da parata.
...Il tutto con la supervisione dell’architetto di corte Savoia, Filippo Juvarra, s'intende!
A differenza del vero bucintoro dogale, costruito nei cantieri navali dell’Arsenale della Serenissima, la regale barchetta torinese venne costruita per la parte dello scafo a Burano presso il cantiere di Mastro Antonio, esperto carpentiere navale, e per la parte relativa agli allestimenti superiori, a Venezia presso lo “squero di padron Zuanne (Giovanni)”, padrone appunto di un cantiere navale destinato alla costruzione di piccole imbarcazioni come gondole e pupparini. Sempre qui venne curata anche la parte artistica e decorativa progettata da Matteo Calderoni, Mastro d’Ascia che aveva lavorato anche a parte della realizzazione dei decori del bucintoro dogale, quello vero!
Il risultato che derivò dal lavoro di questi rinomati artigiani era (ed è) un vero spettacolo per gli occhi: un tripudio di oro e rosso, di dipinti e sculture.
A prua un gruppo scultoreo raffigura Narciso che si specchia sulle acque e altre due figure di uomini barbuti che allegoricamente rappresentano il Po e l’Adige; a poppa abbiamo invece due cavalli marini, con il timone a barra a forma di drago. Lungo tutto lo scafo si rincorrono in un fregio ad altorilievo tritoni, nereidi e divinità marine. Anche il tiemo (la cabina per gli ospiti) è riccamente decorata con dipinti e fregi lignei.
In origine presentava anche due piccoli troni ed una tavola per i sovrani, pezzi andati perduti nel tempo così come i broccati e i tendaggi posti alle finestre.
Ma ritorniamo al XVIII secolo. Nel 1729 la Barca Sublime fu commissionata e nel 1731 venne consegnata.
Ma come venne trasferita da Venezia a Torino?
Forse si fatica a crederlo, ma il bucintoro dei Savoia venne consegnato a Torino arrivando via fiume!
Il viaggio venne fatto risalendo il Po controcorrente fino al Regio Imbarcadero del Palazzo del Valentino.
…Giusto per sbandierare il potere di Casa Savoia lungo tutta la Pianura Padana!
Del resto però, come abbiamo detto, il bucintoro era un’imbarcazione di rappresentanza e da parata, scopo per cui venne utilizzato una volta raggiunta Torino, ma possiamo dire che il suo viaggio verso il Piemonte fosse un’anticipazione del suo compito ufficiale!
In verità il bucintoro dei Savoia non si mostrava in tutto il suo splendore: tutte le sculture erano ben protette da stoppa e tele cerate, e gli arredi interni erano smontati, ma tutti sapevano cosa fosse, da dove partisse e dove fosse diretto!
Il convoglio era così composto: la Barca Sublime, una gondola nera da usare come tender della imbarcazione principale, e una burchiella (un’imbarcazione oneraria per il trasporto degli elementi smontati del bucintoro e quelli aggiuntivi, ordinati come ricambio degli originali per eventuali necessità . Fra questi, anche due remi aggiuntivi agli 8 in dotazione).
Il comando della spedizione fu affidato al veneziano Antonio Corrin che compie il viaggio insieme a quattro barcaioli -incaricati di governare le imbarcazioni- e a un giovane frate agostiniano, tal Antonio Brunello, incaricato di redigere il libro di bordo e tenere il diario delle spese di viaggio.
Grazie alla documentazione scritta da Frate Brunello è stata possibile la ricostruzione dettagliata dell’intero viaggio.
Possiamo quindi dire con certezza assoluta che il convoglio partì da Venezia il 2 agosto 1731 e, navigando a vela in laguna, toccò Chioggia e Brondolo. Poi iniziò una parte di traino con cavalli fino a raggiungere Pontelagoscuro, il porto di Ferrara nello Stato delle Legazioni Pontificie, per essere immesso nel Po.
Frà Brunello aveva ricevuto ordini rigorosi: viaggiare solo di giorno, accostarsi alle ripe per le soste notturne e dormire a bordo. E così venne fatto per tutto il tragitto.
Ai controlli dei doganieri degli Stati rivieraschi vennero mostrati i documenti -avuti precedentemente dall’Ammiraglio del Po sabaudo- e vennerono pagati i dazi per i diritti di transito. Il convoglio attraversò in tutta la lunghezza del percorso la Repubblica di Venezia, il Ducato di Mantova, il Ducato di Milano a nord; la Romagna pontificia, i Ducati di Modena e di Parma e Piacenza a sud.
Il convoglio procedette a traino con cavallo ancora fino a Pavia e da lì in poi con buoi. E se credete che un viaggio di questo tipo fosse un viaggio abbastanza tranquillo, vi accenno a qualche ostacolo fluviale: rocche emergenti, barene di sabbia a rischio di incaglio, gli impianti dei molini natanti e i traghetti che al tempo, in mancanza di ponti, collegavano le sponde del fiume.
Alla confluenza fra Po e Ticino la burchiella venne venduta e sostituita con altre due imbarcazioni più piccole mandate incontro dall’Ammiraglio del Po di Torino sulle quali venne trasferito il carico.
Frà Brunello invece proseguì il viaggio raggiungendo il ponte visconteo di Pavia, che fungeva da porto di Milano. Qui il frate fece una sosta di un paio di giorni cogliendo l’occasione per visitare la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro e le spoglie di Sant’Agostino, e per trascorrere con i confratelli il 15 agosto, giorno dell’Assunta.
Poi le tre imbarcazioni riunitesi ripartirono alla volta di Torino, ma un violento temporale il 20 agosto costrinse il convoglio ad un’altra sosta in cui fu necessario fare alcune riparazioni e venne confermato che nessun danno aveva coinvolto il bucintoro.
Il 28 agosto il convoglio entrò nel territorio sabaudo, all’altezza di Frassineto, porto di Casale Monferrato. All’acquisita tranquillità di navigare in territorio sabauto, fece da contrappeso il fiume stesso, che in quest’ultimo tratto presenta una conformazione differente e più difficile da navigare. Nonostante ciò, il 2 settembre 1731 la Barca Sublime raggiunse la sua destinazione: una tettoia appositamente allestita presso il Castello del Valentino.
Il bucintoro venne utilizzato per feste fluviali, viaggi via fiume, matrimoni regali (come le celebrazioni torinesi del matrimonio fra Carlo Emanuele IV e Maria Clotilde di Borbone nel 1775, fra Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide nel 1842 e di Amedeo d’Aosta con Maria Dal Pozzo della Cisterna nel 1867) e visite di stato fino al 1873, quando Vittorio Emanuele II lo donò ai Musei Civici Torinesi.
Il bucintoro dei Savoia, la Barca Sublime, è arrivato fino a noi attraverso la storia, superando il periodo dell’occupazione francese e le guerre mondiali. Il suo “fratello maggiore”, il bucintoro dogale costruito nel 1729 è invece stato bruciato perché se ne potessero recuperare le lamine d’oro che lo rivestivano.
Ed è così che qui a Torino, dopo una lunga, meticolosa e splendente opera di restauro, riposa e si lascia ammirare l’unico bucintoro veneziano settecentesco esistente al mondo.
* Alcune fonti scritte e on-line riportano il nome di Carlo Emanuele III, figlio di Vittorio Amedeo II, indicandolo come colui che ordinò l'imbarcazione. Io riporto la meno diffusa attribuzione a Vittorio Amedeo II, seguendo quanto riportato nelle note didascaliche presenti all'esposizione del bucintoro presso le Scuderie Juvarrane della Venaria Reale.
Forse è bene -per completezza di informazione- aggiungere una nota storica che possa spiegare le discordanti attribuzioni: nell'anno 1729 -anno in cui venne ordinata la costruzione della Barca Sublime- era in carica Vittorio Amedeo II. L'anno successivo questi abdicò in favore del figlio Carlo Emanuele III, il quale ricevette la consegna dell'imbarcazione e la inaugurò in parata sul Po il 4 settembre 1731.
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e in questo blog racconto le bellezze di Torino,
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Adoro camminare e spesso lo faccio "col naso all'insù", e così -per volontà o distrazione- spesso vedo cose che sfuggono ai più.
Mi piace viaggiare, ma secondo il pensiero di Proust per cui "il vero viaggio di scoperta
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Spero di farti scoprire nuove cose attraverso queste mie pagine, e spero che tu me ne faccia conoscere altre, attraverso i tuoi commenti!
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