La torre civica di Torino, ovvero la storia della torre che non c'è


Ogni città ha un suo simbolo.
Oggi la Mole Antonelliana è uno dei simboli principali della città di Torino, insieme ai Tòret, le fontanelle sparse per la città, su ciascuna delle quali fa capolino la testa di un toro.
Ma quando la Mole era ancora ben lontana dall’essere concepita, la città aveva già avuto un suo importante simbolo a svettare nel cielo: la torre civica.

La nuova torre civica

Le torri hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nella storia delle città: utili alla difesa del territorio e come strumento di comunicazione.
Nelle cittadine e nei paesi spesso a far le veci della torre c’era il campanile della chiesa, ma questo non è certo il caso di Torino, che la sua torre ce l’aveva eccome!

La torre civica di Torino venne costruita all’incirca nel 1375 accanto all’antica sede del consiglio ducale, Casa Borghesio (o Borgesi) che fu anche sede universitaria e del teatro delle marionette. Prima di allora veniva utilizzata la torre presente sull’edificio stesso.
La torre civica venne eretta sull’angolo fra l’attuale Via Garibaldi e Via San Francesco ed era chiamata “Torre di San Gregorio, per la vicinanza della chiesa dedicata all’omonimo santo, chiesa che oggi invece è intestata a San Rocco.

L’abate di San Mauro donò alla città una campana, aggiunta alla torre nel 1389, e qualche anno più tardi alla campana si aggiunse sulla torre civica di Torino anche un orologio.
Altre modifiche vennero fatte ancora in seguito: nel 1449 venne aggiunta la cuspide, che aumentò ulteriormente l’altezza della torre fino a circa cinquanta metri.
Ma fu solo nel 1575, esattamente due secoli dopo la sua costruzione, che la torre civica ebbe il suo ornamento più suggestivo: venne decorata con lastre metalliche e sulla sua cima vennero posti un globo dorato, un toro di bronzo ed una croce.
La scultura raffigurante il toro era cava ed aveva delle aperture che permettevano all’aria di passarvi attraverso.
Buffo pensare ad un toro come “segnavento”, ma ancor più singolare era il fatto che il caro toro, muovendosi  sospinto dalle correnti producesse anche un suono, simile proprio ad un muggito!



Nel 1666, per celebrare la nascita di Vittorio Amedeo II, la torre venne restaurata su progetto del Lanfranchi: all’antica torre a base quadrata non solo venne ridato un nuovo aspetto esteriore, ma ne venne modificata la guglia, sostituita con una nuova a base ottagonale. Il caro torello però rimase lì, in cima alla torre, a farsi sentire e a luccicare al sole.
Questo fino al 1706, quando venne rimosso provvisoriamente, considerato un bersaglio troppo facile durante l’assedio, oltre che un riferimento troppo comodo per i granatieri avversari.
Venne quindi nascosto fino al 1713, quando venne rimesso al suo posto.
Il destino del torinese torello però non s’era ancora compiuto.
Per disgrazia sua, la torre che tanto grandiosamente lo ospitava, non era proprio messa in una posizione comoda, soprattutto considerando le manie di precisione, equilibrio e regolarità che hanno sempre accompagnato la viabilità di Torino.

Quando nei progetti di riqualificazione della città si parlò anche della Contrada di Dora Grossa (l’attuale Via Garibaldi, al tempo tutto fuorchè diritta e lineare) la torre era stata lasciata lì dov’era proprio perché era il simbolo stesso della città, anche se sporgeva di circa tre metri rispetto all’allineamento dei palazzi del resto della via.
Oltretutto anche la sede del comune era già stata spostata verso Piazza delle Erbe (ora Piazza Palazzo di Città, per l’appunto) ed era ormai un po’ distante da quella torre un po’ vecchiotta e logorata dal tempo che doveva essere il simbolo del potere cittadino.
Ci si pensava, si facevano progetti, si facevano valutazioni, e poi tutto restava lì, per amore di quel simbolo tanto caro ai torinesi.
A dirla tutta nel 1786 si iniziò anche a costruire una torre nuova, con una cerimonia di posa della prima pietra organizzata in pompa magna, ma poi i lavori rimasero a metà, e quel che c’è della torre nuova, oggi lo si può vedere all’incrocio fra Via Corte d’Appello e Via Milano (le antiche Via del Senato e Contrada di Porta Palazzo).

Poi arrivò Napoleone, e decise di abbattere la torre, quella vecchia. Senza indugi.
Quella nuova alla fine non era neanche una torre, quindi la lasciò lì dov’era.
Era il 1801 e della torre vecchia venne recuperato soltanto l’orologio, che venne posto poi sul Palazzo di Città. Di tutto il resto qualcuno si prese la briga di scendere in strada e portarsi via qualche frammento della torre abbattuta, come ricordo, mentre pare che il torello muggente finì -insieme ad altri pezzi di una Torino che non c’è più- direttamente alla Zecca, trasformato in monetine.

Diciamo che i torinesi la storia della Torre Civica se la legarono un po’ al dito e Napoleone ne guadagnò anche una vera e propria maledizione. …Ma questa è un’altra storia!

Elisa Creaidee

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