La Contessa di Verrua - Atto Settimo: La fuga e poi...


Siamo giunti all’ultima puntata della storia della Contessa di Verrua, Jeanne Baptiste d’Albert.

Ti sei perso le puntate precedenti? Ecco i link:
Atto Primo: L’arrivo a Torino
Atto Secondo: L’incontro con Vittorio Amedeo II
Atto Terzo: La furia di Jeanne Baptiste
Atto Quarto: L’amante del duca Vittorio Amedeo II
Atto Quinto: Soggiorno a Nizza
Atto Sesto: Voglia di libertà


Jeanne Baptiste d'Albert, contessa di Verrua


Il periodo è di lotta intensa del ducato sabaudo contro i francesi e spesso il duca Vittorio Amedeo II è lontano dal Palazzo. Jeanne Baptiste, la contessa di Verrua, inizia quindi a mantenere contatti segreti con la Francia per crearsi un ambiente favorevole in vista del suo rientro in patria. Tramite l’ambasciatore di istanza in Piemonte invia oltralpe notizie e informazioni politiche, economiche e militari in qualità di spia ufficiale.

In questo stesso periodo la duchessa Anna Maria d’Orleans mette al mondo il suo quarto figlio, che finalmente è un maschio!
Vittorio Amedeo presta molte attenzioni al piccolo erede e, preso comunque anche dai suoi impegni militari, allenta i rapporti con Jeanne, che però poco se ne preoccupa, capace com’è di trovare da sé motivi per svagarsi. Oltretutto lei ha una fuga da architettare!
Gradualmente, sfruttando i suoi contatti con mercanti ed antiquari, senza destare alcun sospetto, riesce a portare in Francia i dipinti che negli anni aveva collezionato.

Il 1700 è l’anno della fuga che la contessa di Verrua sta pianificando da tempo.
Come è solita fare, una mattina esce in carrozza da Palazzo vestita elegantemente e accompagnata da una sola cameriera per andare a far visita alla contessa di Sales, a Piobesi. Da poco oltrepassata la cinta muraria di Porta Nuova, fa fermare la carrozza e concede qualche minuto di riposo al cocchiere e alla cameriera presso una taverna.
In quel breve lasso di tempo raggiunge il fratello che l’aspetta in una stradina di campagna con un calesse. Con lui arriva a Cascina Verrua (si tratta dell’attuale Villa Amoretti, oggi sede di una biblioteca comunale), indossa abiti maschili e -così camuffata- raggiunge il confine con la Francia percorrendo strade secondarie. Il suo bagaglio è semplice: una piccola valigetta colma di gioielli. Il resto è già stato spedito oltralpe nei mesi passati.

Il viaggio non è certo dei più comodi dato che è inverno e le montagne sono piene di neve e inoltre Jeanne deve fare i conti con i controlli alla frontiera.
Per eluderli si trova a saltar dalla finestra di una casa posta proprio sulla linea di confine fra i due Paesi. Lì l’attende un altro suo fratello, con il quale prosegue il viaggio verso Parigi. A Grenoble la febbre la costringe a fermarsi per una notte, ma alla fine raggiunge la meta in meno di una settimana.

Alla scoperta della fuga della bella Jeanne, Vittorio Amedeo va prima su tutte le furie, ma poi supplica il re di Francia di prendere la contessa sotto la sua protezione.
Il duca inizia ad intrattenere con la contessa un rapporto epistolare e si occupa di lei assegnandole anche una rendita mensile con cui vivere dignitosamente.
Nel 1701 Vittorio Amedeo II legittima i figli avuti da Jeanne Baptiste, toglie dai loro stemmi la barra nera della bastardigia e li nomina Marchese e Madamigella di Susa, facendoli di fatto entrare nell’albero genealogico ufficiale di Casa Savoia.

Jeanne intanto, dopo un breve periodo in un convento, comincia a ricostruirsi una vita nella società di corte francese.
Tre anni più tardi il conte Ignazio di Verrua muore combattendo nella battaglia di Höchstädt, lasciando la contessa senza più vincoli né legami.

Grazie anche alle grandi ricchezze accumulate, la contessa può far diventare il suo salotto uno dei più frequentati dell’aristocrazia parigina del tempo.
Muore nel 1736, ma la sua vita così piena e ricca di fascino ispira vari artisti e scrittori, fra cui Dumas, che la prendono a spunto per le loro opere.
Anche grazie a loro, la storia della bella Jeanne è arrivata fino a noi.

Elisa Creaidee

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