Bogianen e la battaglia dell'Assietta


I torinesi vengono definiti “bogianen” e spesso si intende con questo termine una certa passività, dovuta ad una eccessiva prudenza. Eppure il termine “bogianen” non significa affatto questo ed infatti i torinesi si definiscono “bogianen” con parecchio orgoglio.
Non conoscete l’origine di questo termine?
Ve lo racconto io!

La morte del Cavaliere di Bellisle

Per questa vicenda dobbiamo tornare indietro nel tempo fino all’anno 1747 e spostarci dalla città di Torino fino alla Valle di Susa, e ancor più in alto, fino al Pianoro dell’Assietta, scenario di una delle più significative battaglie della guerra di successione austriaca
Baviera, Prussia, Francia e Spagna sono alleate contro l’Austria, coalizzata con la Gran Bretagna, l’Olanda e la Savoia.

Un tentativo di sfondamento in Piemonte era stato già fatto e respinto nei pressi di Nizza, quindi le truppe francesi di Luigi XV tentano il loro attacco più a nord: verso la Valsusa e la Valle del Chisone, che però Carlo Emanuele III aveva già protetto con la costruzione dei forti di Exilles e Fenestrelle.
L’Assietta è l’unico valico non fortificato ed inoltre è fondamentale a livello strategico per il dominio su entrambe le valli e permette un rapido spostamento da una vallata all’altra.
L’Assietta ovviamente non è incustodita: è controllata da truppe dell’esercito sabaudo e austriaco, che rispondono ai comandi del generale Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio. A supportare i militari sabaudi, ci sono anche gruppi organizzati di combattenti valdesi, esperti del territorio e abituati alla guerriglia, incaricati di occupare i nemici francesi.

Le cronache parlano di una sfida impari, con l’esercito franco-spagnolo composto da circa 40.000 soldati guidati dal conte di Bellisle decisamente più numeroso di quello nemico, che conta all’incirca 7.000 effettivi. Ma la morfologia del territorio si rivela un’alleata preziosa per l’esercito sabaudo: i francesi nel poco spazio messo a disposizione dalla natura del luogo non possono esprimere tutta la loro potenza di fuoco e son costretti a una disposizione a colonna, che crea solo vantaggi alle truppe sabaude.
I francesi vengono facilmente decimati e la morte così facile di ufficiali, anche di alto rango, non anima gli spiriti del resto dell’esercito.

Per rinvigorire la tenacia dei suoi soldati, il conte Bellisle si lancia alla testa dell’attacco portando personalmente in prima linea e ben in vista la bandiera francese, dopo averla tolta ad un alfiere.
Un coraggio, il suo, rispettato e onorato dai nostri al punto che viene persino pregato dai sabaudi di togliersi e mettersi al riparo. Viene però ferito da un colpo di baionetta ed ucciso poi da altri due colpi di fucile.

Contemporaneamente anche le altre colonne di soldati franco-spagnoli hanno una sorte simile. Solo al Gran Serin sembra andare meglio ai nemici: lì il territorio lascia più spazio al combattimento.
Questo fa prendere al generale Bricherasio la decisione di far spostare delle truppe verso il Gran Serin e chiama a spostarsi anche i combattenti della ridotta più avanzata alla Testa dell’Assietta, comandati dal conte di San Sebastiano.
Il conte però rifiuta di lasciare il proprio combattimento, pronunciando la frase “Da sì nojautri i bogioma nen, ovvero “Noi da qui non ci muoviamo” e resiste all’esercito francese, non concedendo ai nemici quel terreno preziosissimo che potrebbe ribaltare l’esito della battaglia che già pendeva dalla parte dei sabaudi.

Col calare della notte il conflitto dell’Assietta ha il suo esito finale: i franco-spagnoli battono in ritirata lasciando sul campo di battaglia più di 5.000 soldati. Da parte piemontese le perdite sono pari a circa 200 uomini.
L’eroismo dei soldati piemontesi risuona in tutti gli ambienti militari d’Europa, al punto che addirittura il Re di Prussia (nemico ai Savoia nella guerra di successione austriaca) arriva a dire “Se noi disponessimo di un esercito di tale valore, conquisteremmo l’Europa”.

Bogianen” dunque sono gli eroici soldati, coraggiosi e patriottici, disposti a tutto pur di non cedere. Espressione di cui certo è andato fiero ed orgoglioso l’esercito sabaudo e che, poco per volta, si è esteso alla popolazione piemontese e più specificatamente torinese.
La battaglia dell’Assietta rende fieri, e orgogliosi i torinesi sono di essere quindi definiti “Bogianen”, coloro che resistono impavidi davanti alle avversità.

Elisa Creaidee

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Instagram